La comunicazione interculturale è una forma di dialogo tra culture diverse, essa risulta efficace quando da entrambe le parti si presentano persone disponibili e pronte all’ascolto.
La cultura è esperienza totale ed avvolgente, implicita ed inconsapevole in cui siamo destinatari, protagonisti ed osservatori. Un sistema di credenze e valori con cui decifriamo il mondo.
Comunicazione e cultura sono inseparabili, ogni schema culturale ed ogni atto di comportamento sociale implicano comunicazione in tutte le sue forme. Lo status, il grado d’intimità e il contesto dell’interazione creano regole comunicative diverse per persone diverse; gratitudine e riconoscimento sono parte importante della cultura.
Sempre più, come azienda, ci viene chiesto di interfacciarci con l’intero globo, la prima cosa da fare è quindi sviluppare una serie di abilità e competenze come il sapersi “vedere dall’esterno” e l’approfondire la cultura del nostro interlocutore, che sia esso cliente o fornitore.
L’azienda nel suo complesso ed il referente nello specifico, devono dare disponibilità a fornire informazioni su se stessi in modo aperto e appropriato. Bisogna usare le informazioni sociali di confronto per controllare e modificare la propria auto-rappresentazione e il proprio comportamento espressivo con grande empatia, ma allo stesso tempo mantenendo la propria identità; tutto questo dando l’impressione di essere poco preoccupati per la gestione della comunicazione. Insomma un gran lavoro!
Come ci vede il resto del mondo? È fondamentale saperlo in quanto ci pone in vantaggio nelle trattative! Ogni anno, la Wharton School della Pennsylvania University stila la classifica dei migliori 80 Paesi rispetto a 9 macro parametri.
A che punto siamo?
Come potrete constatare visitando questo link rispetto all’indagine 2019, l’Italia è al 1° posto nel Cultural Influence Rankings (rilevanza dei diversi paesi in relazione a intrattenimento, moda, felicità, cultura, modernità, prestigiosità e tendenza), al 22° posto nel Entrepreneurship (imprenditoria) ed al 18° posto nel Best Countries Overall (media rispetto a tutti i parametri).
Una volta che siamo consci di come ci vede il mondo, è necessario conoscere e approfondire la cultura della controparte. Anche in questo caso le fonti ci vengono in aiuto.
Geert Hofstede individua 6 dimensioni culturali e corrispondenti problemi di comunicazione:
- Identità: relazione tra individuo e gruppo (Individualismo o Collettivismo).
- Gerarchia: grado di disuguaglianza percepito come “naturale” (alta o bassa distanza di potere).
- Genere: ruoli di genere e controllo dell’aggressività (Mascolinità o Femminilità).
- Verità: grado di tolleranza dell’incertezza (paura dell’ignoto – alto o basso tasso dell’incertezza).
- Virtù: scelta tra una virtù presente o futura (orientamento a lungo o a breve termine).
- Indulgenza: scelta tra soddisfare i propri desideri a breve termine o a controllare gli impulsi (società indulgenti restrittive).
Le modalità attraverso le quali affrontiamo negoziazioni differiscono in base alla cultura. Facciamo degli esempi:
- In Giappone le decisioni vengono prese in gruppo e con il consenso del gruppo (società Collettivista).
- In Germania le decisioni sono prese solo dopo aver analizzato con attenzione informazioni e statistiche (società che predilige un basso tasso di incertezza).
- In Gran Bretagna la tattica del “fare pressione” e dell’imporre delle scadenze sono strategie per chiudere un affare (società Individualista).
- A Singapore la comunicazione deve avvenire tra pari di livello gerarchico, la semplice consegna del biglietto da visita è fattibile solo tra pari (società con alta distanza di potere).
Per confrontare le culture nazionali secondo il modello di Hofstede, è possibile visionare anche il seguente link.
Quali sono altri parametri di confronto?
Come influenza la cultura sulla percezione?
Cosa si intende con l’espressione vedere il mondo diversamente?
Secondo la “Gerarchia implicazionale dei colori” (Berlin e Kay 1969) esiste uno stretto rapporto tra culture e colori. Portiamo come esempio i colori primari.
Il rosso in Cina è il colore delle spose, della fortuna; in India è il colore della purezza; in Sud Africa è il colore del lutto.
Il blu per gli Ebrei è il colore della Santità; per i Cattolici è il colore della veste di Maria; per l’Iran è il colore del lutto; per i Nativi americani è il colore della sconfitta.
Il giallo per il Giappone rappresenta il coraggio; per l’India è il colore rappresentativo dei commercianti; per l’Egitto è il lutto.
Cosa se ne deduce?
La comunicazione interculturale è un argomento talmente ampio e complicato da sentirsi spaesati, come possiamo quindi districarci tra tante informazioni e come reperirle? Le fonti scritte, le ambasciate ed il web ci danno sicuramente una mano, ma è comunque consigliabile incaricare un mediatore esperto che ci consigli e ci accompagni nelle varie fasi della trattativa al fine di non commettere errori che potrebbero complicarne o addirittura intralciarne il buon esito.
A livello individuale, le comunicazione interculturale offre enormi benefici, quali ad esempio l’arricchimento del proprio bagaglio culturale. Di fronte a tradizioni, usi e costumi differenti da quelli da noi seguiti, la nostra coscienza, le nostre consapevolezze e la nostra mente si ampliano.
Quindi viva tutti i colori del mondo!
Sabrina Bianchi
Direttore Amministrativo